Tra il ‘700 e l’800, i fornai per non buttare gli avanzi del pane, crearono una sorta di pane dei poveri, saziante ed economico. Allo “sfrido” aggiunsero pepe, strutto e mandorle; nacquero così i “taralli napoletani”.
Amatissimi dal popolo partenopeo, anche Pino Daniele li cita in una delle sue canzoni: “Fortunato”, che parla di “Fortunato o’ Tarallaro”
La tradizione narra che, in passato, il popolo consumava i taralli sugna e pepe, inzuppandoli nell’acqua di mare, un’abitudine certamente poco igienica e salutare, oggi vietata per ovvi motivi. Fortunato (Fortunato Bisaccia), il "re dei taralli" di Napoli, con il suo carrettino, a cavallo tra gli anni '70 e '80, vendeva i suoi taralli sugna e pepe tra i vicoli del Centro Storico.
Il tarallo è divenuto negli anni uno sfizioso fuori pasto, da gustare in vari modi: con l’aperitivo o come snack durante un viaggio o una golosa merenda, si può definire, quindi, un prodotto per stuzzicare l’appetito e soddisfare anche i palati più esigenti.
Buon appetito “uaio”!!!
La Ceccia
Ingredienti per 10 taralli
500 g di farina 00
180 g di acqua
1 cubetto di lievito di birra fresco
200 g di strutto
2 cucchiaini di pepe
20 g di sale fino
1 cucchiaino di zucchero
200 g di mandorle da pelare
1- Sciogliere il lievito nell’acqua temperatura ambiente
2. In una planetaria impastare la farina, l’acqua, il lievito e lo zucchero
3. Aggiungere lo strutto e impastare per bene
4. Unire il sale e il pepe
5. Nel frattempo tostare in forno per 5 minuti le mandorle
6. Lasciare raffreddare le mandorle e trita in un mixer
7. Aggiungere le mandorle al l’impasto e lasciare lievitare per 50 minuti
8. A due per volta, fare delle strisce da 50 g ciascuna e intrecciarle tra loro chiudendole nelle estremità ( non infarinare)
9. Guarnire con alcune mandorle intere precedentemente bagnate nell’acqua
10. Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per 50 minuti. Lasciare raffreddare
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